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IL SISTEMA GRILLO
   Riccardo varese Pietro Cerruti Leri  

Ripubblichiamo l'articolo uscito sul numero 27 di Lunigiana la Sera del 1994 in cui veniva anticipato il sistema di potere messo in piedi fin da quegli anni da Luigi Grillo, quando era l'indiscusso boss della DC spezzina. Appena uscì la rivista, tutte le copie andarono vendute in meno di quattro ore. Qualcuno passò in auto dalla Spezia alla Lunigiana e le acquistò in blocco. Edicola per edicola

 
 
Il sistema Grillo
 
Quali sono i rapporti tra La Spezia, l'Irpinia e la Nusco di De Mita? Cosa centra Luigi Grillo, vicesegretario al bilancio? Dove sono finiti tutti i miliardi della Metalli & Derivati Sud? Lunigiana la Sera è in grado di ricostruire i retroscena della vicenda. Ecco come si arriva a De Mita e alla sua passione per i fuoristrada
Il sistema
In tanti ci hanno provato a scoprire i particolari del meccanismo. Per tre volte lo stesso presidente Scalfaro ha chiesto pubblicamente tutta la verità sui soldi dell'Irpinia, ma fin'ora se ne è saputo ben poco. De Mita continua a sostenere che lui non ne sa niente, non si è occupato direttamente della ricostruzione. Eppure sono andati al vento settantamila milardi. Da dodici anni una moltitudine di persone vive ancora nelle baracche , opere ciclopiche, cattedrali nel deserto, sono lì, inutili, per la maggior parte dei casi abbandonate a se stesse.
Poi con l'arresto del costruttore Vincenzo Lodigiani e del sindaco democristiano di Benevento Antonio Pietrantonio di stretta osservanza demitiana i giudici di Benevento scoprono che le tangenti pagate per la ricostruzione dell'Irpinia dall'imprenditore milanese finivano nelle casseforti romane della Dc, di cui De Mita è stato segretario dal 1982 al 1989. È un primo cerchio che si stringe intorno al clan di Avellino e che indica una delle tante strade attraverso le quali si può arrvare alla Tangentopoli del dopo terremoto.
Ma la tela organizzata per fare arrivare in Irpinia le mazzette della ricostruzione è molto raffinata e inizia ad essere tessuta da lontano. l fondi per l'Irpinia sono stati probabilmente suddivisi in una serie di compartimenti stagni, indipendenti gli uni dagli altri e controllati solo dal centro in una organizzazione che abbiamo ragione di credere sia simile in ogni parte.
Siamo in grado di ricostruirla partendo dai verbali dell'inchiesta della procura di Salerno e di quella di Sant'Angelo dei Lombardi. Determinanti per comprendere la vicenda sono le dichiarazioni del faccendiere Vincenzo Maria D'Ambrosio al giudice salemitano Gabriele Di Maio e al suo collega di Sant'Angelo Luigi Maresca, che lo ha obbligato ad un duro confronto con Paolo Pofferi. Ecco cosa viene fuori dalle dichiarazioni di D'Ambrosio: De Mita ed Elveno Pastorelli avevano mandato in giro per l'Italia alcuni plenipotenziari con il compito di trattare i fondi per l'Irpinia. Fu una vera e propria campagna commerciale, i cui rappresentanti istruivano i grossisti periferici sui dettagli dell'operazione, che probabilmente coinvolge tutti i proconsoli demitiani delle zone industrializzate del paese.
A Cuneo il capo area era Goria, a Spezia l'onorevole Grillo. I due agivano di concerto e si scambiavano reciprocamente informazioni e consigli.
Il contatto tra la Metalli & Derivati e i finanziamenti per la ricostruzione dell'Irpinia, cioè la legge 219, avvenne nel 1987.
Famiglietti, uno dei segretari particolari di De Mita, era arrivato a Spezia, in cerca di affari, ospite di Grillo. L'attuale sottosegretario al bilancio contava una antica amicizia con Paolo Pofferi, proprietario di fatto della Metalli & Derivati. E quindi non gli fu difficile pensare subito a lui, dopo avere conosciute le intenzioni di Famiglietti.
Per di più Pofferi aveva appena sposato l'idea di costruire, seppure semiartigianalmente, un nuovo fuoristrada tutto italiano: la Iato.

Le proposte di Famiglietti

Grillo organizza così un incontro a casa sua. È lo stesso Famiglietti che propone a Pofferi un primo affare, tanto per cominciare: la rilevazione da parte della Iato di una iniziativa, sempre finanziata con la legge 219, che non era andata a buon fine. Si trattava di rilevare a costo zero un grande capannone costruito a Nusco, già finito, realizzato dalla società Vecam, che però non sapeva cosa produrvi. In più sarebbero arrivati a Pofferi in pochi mesi altri due miliardi di ulteriore finanziamento per la definitiva sistemazione dello stabilimento. Famiglietti detta le condizioni, Pofferi accetta e poco dopo insieme Grillo corre a Roma.
Li riceve Zamberletti, all'epoca commissario unico per la ricostruzione del dopo terremoto in Irpinia.

La riunione da Zamberletti

Nell'ufficio di Zamberletti vengono messi a punto gli altri dettagli dell'operazione, tra i quali l'assunzione dei sessanta dipendenti della Iato che dovranno essere scelti secondo le indicazioni del clan De Mita. Dopodichè Zamberletti da la sua approvazione alla pratica. Sono presenti alla riunione, oltre a Zamberletti, Grillo e Pofferi, Luciano Razzuoli, Presidente del Consiglio di Amministrazione della Iato spa. La prima operazione è messa in moto. Ora si può pensare al futuro. Poco dopo Pofferi presenta a Famiglietti e Grillo un pezzo da novanta, Vincenzo Maria D'Ambrosio, uomo di grande talento nei rapporti umani, factotum e procacciatore d'affari della Iato.
D'ora in poi D'ambrosio diventerà un uomo di punta nei rapporti tra Pofferi e l'apparato demitiano che si occupa dei finanziamenti sull'Irpinia. Così gli affari vanno avanti. D'Ambrosio lavora bene ed altri ben più cospicui finanziamenti vengono deliberati per il gruppo di Pofferi, esattamente 31 miliardi e 463 milioni per costruire a Buccino uno stabilimento per la produzione del piombo.
In questo caso gli accordi sono ancora più duri per la Metalli: assunzione di personale indicato da De Mita, l'assegnazione dell'appalto per l'esecuzione delle opere civili relative allo stabilimento a Michele De Mita, fratello di Ciriaco, nonché la cessione sempre a Michele De Mita di una percentuale variabile tra il 10% e il 30% delle azioni della nuova Metalli & Derivati sud Spa. In più c'è naturalmente la parte di Grillo, deputato democristiano di La Spezia, attualmente sottosegretario al bilancio, che è stato il primo intermediario dell'affare.

L'uomo di Grillo
Ma per comprendere bene il ruolo di Grillo in tutta l'operazione è necessario soffermarsi sulla figura di Luciano Razzuoli, Presidente del Consiglio di Amministrazione della Iato e amministratore della Metalli & Derivatii. Razzuoli è l'anello di congiunzione tra l'imprenditoria e la politica, è colui che permette di capire attraverso quali meccanismi la legge 219 finanzi, a Spezia ma probabilmente anche altrove con organizzazioni simili, la ricostruzione dell'lrpinia.
Apparentemente Razzuoli è il signor Nessuno. Se qualcuno si prenderà la briga di indagare, scoprirà facilmente che è un manovale, una testa di legno di Grillo.
A Spezia tutti lo sanno e lo conoscono come tale: un portaborse, un prolungamento fisico dell'onorevole Grillo. Il personaggio non ha certamente la cultura aziendale per ricoprire responsabilità industriali. Si trova in quella posizione solo perchè lì l'ha voluto Grillo, che attraverso di lui vuole controllare minuto per minuto tutta l'operazione dei finaziamenti alla Metalli e Derivati. Razzuoli si limita a firmare quello che gli viene chiesto di firmare e a riferire meccanicamente al suo capo tutto ciò che avviene negli uffici di Pofferi.
D'altronde Grillo è sospettoso. Non si fida pienamente di Pofferi e nemmeno dei suoi amici democristiani.
Se all'inizio, nel 1987, gli accordi prevedevano l'assunzione da parte della Iato di 60 persone indicate da De Mita, nel 1989 ci sono in ballo decine di miliardi per il gruppo di Pofferi. E anche Grillo probabilmente non vuole farsi scappare la sua parte. Poi naturalmente ci sono gli opzional.
Corre la primavera del 1989 e l'occupazione principale di Razzuoli in quel periodo, come Presidente della Iato, è quella di organizzare la campagna elettorale di Grillo e De Mita tra Genova e La Spezia. Tutto naturalmente a piè di lista dell'azienda. La Lancia Thema con cui si sposta per la campagna elettorale è della Metalli e Derivati, i telefonini con cui si telefona per la campagna elettorale sono della Metalli e Derivati, i trasferimenti e le cene sono pagati da Razzuoli sul conto della Metalli.

La festa del Lido di Lerici

Ma il livello più alto della kermesse di Pofferi per gli amici demitiani avviene alla Festa della Donna al Lido di Lerici, con punte scenografiche di tipo americano.
La festa prevedeva la partecipazione di sole donne, tutte le donne democristiane di La Spezia. Unica eccezione gli alti big della DC. Pofferi sta per ricevere in contanti un contributo di 31 miliardi e non vuole certo sfigurare. Così invia Razzuoli con la sua macchina di rappresentanza a Genova a prendere il ministro Goria alla stazione.
Alla Festa della donna lo aspettano una serie di vistose hostess infiocchettate con i colori della Dc. Il deputato piemontese arriva a Lerici e non sta nella pelle. Solo donne intorno a lui, bellissime. E fiumi di champagne, proveniente da quella vasta riserva per la quale il giudice salernitano De Maio ha chiesto più di una spiegazione. La serata naturalmente riesce che è una meraviglia. Le spese sono pagate dalla Metalli & Derivati, come risulta dalle deposizioni di Vincenzo Maria D'Ambrosio al sostituto procuratore di Salerno De Maio. Alla fine, come in un film, dopo la festa, un panfilo carica Goria e lo porta in crociera per il week-end lungo le coste delle Cinque Terre. D
L'accompagnatrice del ministro è una militante democristiana, moglie di un ingegnere democristiano della Termomeccanica. L'atmosfera è lussuosissima, tanto che il capitano della barca ne parla ancora oggi agli amici più fidati con grande eccitazione. I camerieri, i marinai, le spese sono tutti pagate da Pofferi. I miliardi naturalmente arrivano, anche se lungo la strada non mancano i problemi.
A Gaspari non sta bene che Goria e Grillo favoriscano la crescita al sud del gruppo Metalli & Derivati .
Non per criteri di moralità, ma perchè la presenza dell'azienda spezzina va a disturbare alcuni industriali del piombo amici suoi, precisamente la Samim di cui è presidente Grotti, poi divenuto vice presidente dell'Eni e recentemente arrestato da Di Pietro per la vicenda Enimont.
Così verso la fine del 1989 vi è un incontro presso la presidenza del Consiglio tra Grotti, Grillo, un emissiario di Goria, Ruffo (Presidente all'epoca della Metalli e Derivati), Razzuoli. Il motivo dell'incontro è quello di contrastare una lettera di Gaspari, in favore della Samim, concorrente della Metalli nella produzione del piombo.
È Paolo PolÎeri che parla per il suo gruppo, pur non avendone sulla carta nessun diritto. Grillo appoggia con animosità le richieste di Pofferi. Dopo una serie di riunione e di trattative Pofferi la spunta (forse Goria si ricordava della Festa di Lerici). L'accordo viene raggiunto e la strada ai finanziamenti non subisce altri intralci.

I soldi allo Spezia Calcio
Poco tempo dopo attraverso Razzuoli una ingente somma arriva dalla Comena (azienda del gruppo Pofferi con grandi problemi di liquidità quasi in stato pre-fallimentare) allo Spezia Calcio.
Elveno Pastorelli, responsabile dell'ufficio speciale per il terremoto in Irpinia dopo Zamberletti, concede più di 31 miliardi di fondi dello stato alla Metalli & Derivati Sud che non inizierà mai la produzione del piombo non riuscendo ad ultimare lo stabilimento per mancanza di liquidità.
Molti mesi dopo il sostituto procuratore di Salerno, Gabriele Di Maio mette le mani sui conti del gruppo di Pofferi e scopre un giro di fatturazioni incredibili: ne viene fuori un grande sperperio di denaro in champagne, bella vita, gioielli.
Una montagna di soldi sono andati al vento. Dove? Pofferi dice in spese di rappresentanza.
I conti sono in verità molto semplici. Di certo si sa che Elveno Pastorelli ha concesso alle aziende del gruppo 50 miliardi di fondi dello stato. Le perdite invece accumulte nel giro di due anni sono di 150 miliardi. Possibile che questi soldi siano finiti tutti in bella vita?
 
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